"La mia prima uscita in Laser."
Il Laser, che tormentone! Prima o poi nella vita bisogna pur farla un’uscita con ‘sto benedetto Laser! (che poi mica è obbligatorio, anzi……, ma questo lo dico dopo averlo provato)
Bene, ci prestano una barca vecchia, quelle armate “vecchia maniera” (mi dicono abbiano fatto le olimpiadi fin credo a Sydney con questo armo). O meglio, ci sono 3 laser e prima di capire a quale appartiene la deriva, dov’è il timone di quello di cui abbiamo la deriva, qual’è la sua scotta della randa ecc ecc ci vuole del tempo. Montantogli poi un albero che non sarebbe il suo (ma poi fa differenza?) riusciamo ad armare la barca. Eh si, perché speravo di fami un’uscitina in solitudine, ma il mio timoniere di snipe non osa abbandonarmi e lasciarmi in balia di Eolo.
Usciamo, io al timone, lui stravaccato a prua intorno all’albero, convinto di non influire minimamente sull’assetto della barca. Ah, dimenticavo, lo scopo dell’uscita per me era, oltre quello di provare un laser, di capire (o meglio, cercare di capire) come si porta la barca col peso. Ho pensato: se esco su un singolo capirò ben come reagisce la barca al peso, ci sono solo io! (mera illusione) Vento poco, in principio molto poco. Naturalmente barca vecchia, armo vetusto, vela super usata con due miseri filetti che non si capiva che volessero fare, niente segnavento.
Zig zagando fra le barche ormeggiate mi porto in una zona di aria libera e inizio a fare una specie di bolina, col mio timoniere che cerca di spiegarmi come scambiare le mani fra la scotta randa e il timone (voleva convincermi che lo dovevo fare come i grandi campioni quando sono in cinghia scambiandomi le mani dietro la schiena mentre io timonavo da sottovento e la cosa mi veniva un po' male…..) Bene, faccio alcune virate con rollio, utili a capire la tempistica del tutto e intanto il vento aumenta un po’.
I filetti non ne vogliono di sapere di portare. Cerco di capire come portare ‘sta barca finchè da prua mi arriva un’urlata: “ma fottitene dei filetti, devi regolare la randa fino a quando non rifiuta!” Bene, ci provo e in effetti un minimo la velocità aumenta. Poi scendo di poppa con la barca sbandata sopravvento, come “usa” nella classe. Ci rendiamo conto che alla scotta della randa mancano un paio di metri, ma vabbè, sono dettagli. La prendo quindi dal bozzello del boma e scendo piano piano. Le strambate vengono abbastanza, ma che menata la scotta randa che si incastra nell’angolo della poppa! A quanto pare però questo è un problema diffuso con cui bisogna fare i conti. Poi risalgo di bolina e il vento aumenta, diventa divertente. Vado finalmente sopravvento e con un po’ di pressione anche i filetti iniziano a svolgere la loro funzione. La barca però mi sembra piuttosto sorda al timone, lo snipe da quelle poche volte in cui ho avuto il timone in mano mi pare molto più delicato e sensibile (questo lo confermava anche il mio timoniere). Mi metto in cinghia ma la cinghia (eh, si, qui ce n’è una sola!) è troppo corta, non si allunga (mica come in snipe che me la posso regolare in base al vento!!! Che sofisticherie!) e non riesco a tenere la barca piatta, lasco un po’ sotto raffica e via, ora ci si diverte! Anche le virate vengono un po’ meglio. Continuo i miei esperimenti col peso e in effetti la barca risponde abbastanza. Scendo quindi di poppa e finalmente capisco l’utilità di sbandare la barca sopravvento. Ci divertiamo così per un po’ ma il vento cala di nuovo e facendo un po’ gli scemi riusciamo a scuffiare. Io accuso il mio istruttore di avermelo fatto fare apposta, lui nega……Raddrizzare la barca è un attimo, salgo sulla deriva e via, è fatto. Lui mi guarda sorgnone dall’acqua e mi dice: “fai tu, io non ti aiuto”. Peccato rimanga attaccato alla prua a peso morto. Nonostante cerchi agilmente di risalire da prua prima che io me ne accorga non ce la fa, pensa bene di risalire dallo stesso lato in cui sono io e quindi banf, giù di nuovo, ci tiriamo la barca in testa. “Non è mica uno snipe!!!” gli urlo io con un filo di alterazione!! Nel frattempo il timone è uscito dagli agugliotti e sta per andarsene a fondo….lo afferro e mentre il mio istruttore se ne sale all’asciutto io rimango lì ad armeggiare cercando di rimettere in sede il timone e fissarlo con una cimetta (che, dico io, non sarà stata lì mica per caso). Bene, anche la scuffia è archiviata. Accompagno quindi delicatamente il mio istruttore sul puntile e via, finalmente sono su un singolo in solitudine!!! Eh, ce n’è voluta!!!
Peccato il vento sia veramente poco, comunque non desisto e continuo i miei esperimenti di virate con rollio e strambate con rollio. Interessante, finalmente trovo una barca che risponde come più o meno avevo immaginato. In tutto avrò timonato almeno un paio d’ore da sottovento e una mezz’oretta da sopravvento……decisamente molto meglio la seconda versione. Molto utile comunque e istruttivo questo esperimento.
Che altro dire? La mia definizione del laser avendo come termine di paragone la beccaccia è stata : (suscitando una risata del mio istruttore) “certo che è proprio una barca primitiva!” Effettivamente come barca da spiaggia va benissimo, ma pensare che sia da anni classe olimpica e ora lo sia diventata anche femminile fa un po’ senso. Sarà anche una barca molto fisica….
Certo andare in due penso sia comunque più divertente e la beccaccia mi soddisfa a pieno, con tutti i suoi difetti e la sua età, quanto a fisicità……ce n’è anche in snipe, volendo.
courtesy of anonimo