Sveglia alle 4:30 di questo afosissimo venerdì mattina:l'effetto è lo stesso di un ribaltamento a 150 in autostrada.
Punta dall'altra parte di Torino, con Nick, il primo compagno di viaggio, collaudatore di Maserati con trascorsi tra corse e Ferrari...gli altri 2,Giovanni e Matteo (purtroppo per loro, ingegneri...) li preleviamo a Suno, posto minuscolo e mai visto prima in una verdissima campagna padana. Sonno infinito, aneliamo il volo per goderne qualche altro minuto, ma siamo a Colonia in un soffio.
Dobbiamo prelevare una soporifera Astra a noleggio la cui scritta “TURBO”, appiccicata sul retro, sembra staccata da una Uno di un paninaro vanaglorioso. Una poderosa Heidi teutonica, classe Bismarck, consegna le chiavi a Giova, che finta un ammiccamento solo per sfruttare l'intervallo di incredulità dei cannoni di prua per garantirsi una fuga più agevole...via verso il parcheggio e vai che siamo in autostrada. La turbocompressione di cui sopra si conferma falsa e tendenziosa , celando una vettura granitica (nel senso di cementata alla strada), di una scialberia e tristezza che anche i più esterofili ritornano orgogliosi del loro badge torinese...
Dopo due o tre uscite sbagliate ed un numero imbarazzante di girotondi effettuati su incroci a quadrifoglio standard ISO, e arriviamo a destinazione. Da una rotonda che smista su 3 diverse direzioni altrettanto famose, prendiamo l'ultima a sinistra e ci ficchiamo in una strada in mezzo ad un bosco di abeti taglia XXXL standard belga... campeggiatori bivaccano sulla destra a 100m dalla pista: qui accade ancora. Curva,discesa, e in fondo alla valle...
Un'Aston Martin Gtsounammazza con inequivocabili colori celeste-arancio dove non è carbonio spara dalla 2a alla 5, parzializza che sarà già a 200, piega a sinistra e subito richiama a destra a fondo valle, e via verso l'alto di nuovo in pieno sul Radillon...Svariate eco simili risuonano dalle varie pareti di alberi all'orizzonte, in un tripudio di acustica naturale perfetta in cui questi tagli verdi irregolari fanno da diffusori a quanto accade sul budello nero sottostante, nascosto agli occhi fintanto che non si sale sulle colline intorno. Le torri sui minuscoli vecchi box in discesa danno allo scenario un tono tra il beat e il cavalleresco. Passandoci vicino, te li vedi tutti: Stewart, Petterson, Cevert, Hill (Graham), Hunt, in macchina, una pila di gomme e 3 meccanici e se va bene una scatola del cambio in più, ma poi basta che in ciascun box non ci sarebbe stato altro. Li vedi lo stesso, vivi, in photocolor, di quel colore che pensi chissà che si mangiavano all'epoca, per essere così..
All'ingresso Eau Rouge, il primo e probabilmente unico sponsor della nostra vita ci accoglie bardato di giallo-arancio e di nero, ridicolo ovunque altrove, qui onorevole e onoratissimo. Parcheggiamo con pass paddock ben in vista, sghignazzando all'addetto con littorio valore, e tra verifiche e convenevoli ci troviamo a tavola, nell'hospitality, due primi di pasta e contorno di affettati, secondo di carne, formaggi e insalata di pomodoro per il sano approccio italico all'evento.
Presentazioni: il capo meccanico è un armadio a sei ante (lì per lì non capisco perché ci si debba portare in trasferta uno che mangia per due), dietro di lui la squadra, scoglionata il giusto, che chi sono 'sti qua... noi rispondiamo: 5 collaudatori professionisti dell'orbita corso Agnelli, un ingegnere veicolista ed il sottoscritto, quello con meno esperienza e criterio di tutti...questi dicono che vogliono arrivare almeno 20 (su 150, ma quest'anno siamo meno: 80 vetture in tutto), sempre che non succedano cagate. Mi sembra un po' come dire che se faccio un giro a posto e poi piove il boia, mi porto a casa la pole...vabbè, aggiungo un sacro silenzio.
Una puzza di particolato da camion bulgaro ci riporta ai box, dove in un nero opaco intimidatorio a strisce giallo-arancio come il padrone di casa- che pare funzioni così: ci si veste come la carrozzeria - sonnecchia un mostriciattolo a guida centrale, telaio in tubi (4 in tutto, ma belli grossi), dietro un turbodiesel da padre di famiglia-evoluzione, con cavalli e coppia in giusta dose, visti i soli 700kg di peso di tutto l'insieme, poggiato su minacciosissime gomme stradali con battistrata “tunzo” il giusto. La carrozzeria in vetroresina è fintissima quanto perfettamente replicante il maggiolastro, con l'aggiunta di uno splitter anteriore progettato per andare in mille pezzi sul tuo prossimo davanti, ed un'ala posteriore più seria di quello che sembra, con tanto di italica bandiera. A lato la biposto, bianca, per giornalisti, ospiti e avventori dell'ultimo minuto, che garantisce furore sulla stampa, e brivido-terrore-spavento agli occupanti privi di volante.
Tempo di briefing di squadra: okkiocambiasempredelicato, lo sterzo è duro se lo vuoi usare sul serio, le gomme vecchie di 2 anni ma per la gara le cambiamo, e siamo già alle qualifiche: è il bello delle corse, meno paghi più emozioni hai. Quindi si va sparati per la pole, degli altri...Noi siamo in 7 piloti, abbiamo 3 ore, il giro è da 3 mins, più due soste per rifornimento...e fai 5 giri se ti dice bene! Per cercare di capitalizzare, ingurgito a memoria da una mappa formato A4 i nomi delle curve e relative marce, poi gli altri sei compari di avventura mi impacchettano e mi sparano in pista seduto al posto della suocera, sulla biposto col pilota istruttore, per vedere “la strada” e sentire la macchina.... seduti bardati e allacciati leviamo gli ormeggi... lo scarrafone bianco parte liscio, col suono di un camper smarmittato.
Facciamo la source sulla corsia box, 'sto qua guida già come un pazzo, subito a palla.. e io odio fare il passeggero. Finiti anche i vecchi box siamo fuori..saliamo oltre l'eau rouge.
Anche solo l'immissione sul kemmel è ardita...il dritto però non sembra particolarmente impressionante, basta farlo in fila indiana, stretto come la SA-RC prima maniera. Stacchiamo per les combes (dx-sx a 90°), punta tacco (l'originale, quello con l'acceleratore di tallone, che la pedaliera si presta) e subito di traverso, il mag. non sta dritto manco a pagarlo, io punto i piedi su un parafiamma in vetroresina che flette due centimetri e cerco di capire come sopravvivere quando guiderò io; e siamo al Campus, 90° a dx, due ruote sull'erba sintetica in uscita,ma dico che esempi mi dai! Discesa e subito quinti quinta, poi quarta, terza e tornante a dx Bruxelles (ma non era Rivage?) in discesa e contro-pendenza e giù ancora più in discesa...cavolo davanti c'è una montagna. Cerco di non distrarmi, la piega è a sinistra da 4a, sfiora il cordolo interno con le anteriori, la derapata è eccessiva e le ruote esterne sono ancora troppo larghe sull'erba (sintetica, se no col piffero...), la collina rientra verso la pista, noi facciamo il periplo alla fila di gomme e via così, sempre scivolando. Ancora discesa in 5, arriviamo al limite dei giri, frenata potente e impostazione decisa per la Double Gauche, doppia sx lunghissima a 90° in traiettoria unica, da fare quasi tutta in pieno.”Ma allora la posteriore destra può appoggiare senza scivolare”, e invece no: a metà delle due, saremo a 150, eccola che “sgancia”, controsterzo in piena, mai alzare in piede con questa trasmissione, meglio tutta una remata di volante, per 200m di derapata continua. Ci troviamo un altra macchina davanti alla staccata successiva e capisco perchè si può fare: l'incidenza di sterzo è esagerata, in controsterzo si arriva con l'anteriore interna a 15 gradi di camber (cosa vuol dire senza servo-sterzo lo immagino, ma per evitare di pensare ai mie nano-bicipiti fingo di non aver visto)...
E poi un altro destra-sinistra in quarta, cercando il cordolo, con traversi innescati e ripresi a velocità imbarazzante...pestone sul freno, giù a fondo col destro e il sinistro sfiora il freno a accompagnare sino a metà curva, e ci si fionda alla Stavelot...all'esterno di questa destra feroce e secca c'è uno zerbino di erba sintetica, largo un metro, prima di finire nella sabbia impietosa, modello spiaggia belga con calcinaccio del pontino. A metà curva la puntiamo netti ma il passaggio da sotto a sovrasterzo è deciso, e l'anteriore è solido: ancora “giù tutto” e quinta al volo su un destrone ad aprire che non finisce mai, verso le due Blanchimont (sx) . Sul dritto l'amicocheinautocontemaipiù si scioglie i muscoli delle mani con una mossa alla Silvan...
La prima Blanchimont, con st'arnese, non è una curva...la seconda invece mi cago sotto e basta: praticamente in piena, se esci dal cordolo di destra ti ritrovi fiondato sulle gomme..come Panis,sulla Prost ..ma anche lo sventurato su youtube lo ho ben impresso...Frenatona al bus stop, rettilineo box, la source ma sembra ok, e poi....
Un muro, davanti a noi: la collina ha un angolo con la discesa tale che sembra dritta...pensi che la macchina debba precipitare a fondo valle dove,non lo diresti mai, sotto passa un fiume rosso, e a fianco una poetica fognatura. Ti ci vedi già a fare le sabbiature ma no, giù tutto e basta, no non pensi più, il distruttore alza il piede un attimo per caricare un filo il davanti, via sulla griglia di metallo (tombino?) all'interno il cordolo sinistro e subito, subito a destra, mi spappolo sul fondo del sedile e decolliamo verso il cordolo sinistro del Radillon..questo sembrava gardaland, paura a parte, il resto è deja-vu.
Altri 4 giri, tutti a remare di sterzo, danzare di piedi, sciogliersi i muscoli sul dritto... iniziamo a superare gente con la medesima vettura: le differenze di velocità di percorrenza sono imbarazzanti. Mi immedesimo nelle vittime; mentre rientro, ripasso la pista a memoria, mi ripetono i punti dove staccare... ho capito, ho capito, credo.
Gli altri, esperti, intanto girano cercando di fare il tempo da subito col monoposto, quello nero opaco e arancio...il tempo serve: va bene che è ancora asciutto ma in cielo schizzano nuvole basse e grigie e se piove, ciao e parti dietro (ancora di più, anche se quest'anno siamo “solo” 80). Il nostro maggiolino non va, dietro è nervosissimo e scivoloso, non tiene mai, non è mai sincero in appoggio e guidare così è preoccupante anche per gli esperti, e poi sul dritto non arriva a 4200 giri...lo rimappano al volo, e mettono due centraline dell'iniezione nuove come me, due fascette, di fianco alle vecchie, che restano a guardare come si fa. Nel mentre, finalmente “scendo” in macchina dalla portiera sinistra, Nicola esce dalla destra, mi allacciano, chiudo, accendo, parto...prima liscia, seconda a singhiozzare, terza splutsplut no vabbè, tieni la seconda per carità..
Tutto strano: la sento subito bene, derapa subito ma controllo, sembra sincera, e poi..tre giri, tre testacoda: uno in frenata, due in uscita alla Bruxelles, il tornante in contro-pendenza in discesa dove l'istruttore apriva già a metà con ferocia imbarazzante (almeno, nei miei ricordi), ed io mi scopro perfettamente incapace di stare in strada. Alla fisica dietro una contro-pendenza in discesa manco ci penso... Quando mi sta per riuscire un giro sano, eccolo lì, gran botto di qualche povero disgraziato e prove neutralizzate, codice 60: tutti a bassa velocità che ci stanno i pezzi in giro..devo già dare il cambio, non so a che livello sono rispetto agli altri, non ho nemmeno un giro cronometrato vero per capire.
E già finito, sono pure le 22: ma come faccio ad andare in gara senza manco riuscire a chiudere un giro senza errori...
Nemmeno ci penso ma l'eau rouge è andata, tre volte. Senza respirare, senza guardarsi attorno, senza pensare, lottando con sé stessi in discesa, e col sottosterzo che ti vuole sparare dove gli pare quando vai in salita... la prima pista in cui l'asse z ha senso, è impietosa. Prima non avevo mai guidato, ora non so se e quanto sono capace....
In uscita dall'Eau Rouge ci sono i segni, di ruote grosse, pure: qualcuno di recente si è sparato dritto sul muro di gomme, senza sterzare. Una striscia di 50m...
Prove finite, non c'è tempo per ulteriore meditazione a sfondo troppo adulto per le corse, giusto il tempo di circondare i meccanici, tutti e 7, guaire in coro che dietro non si tiene, che gli angoli non sono uguali (ammirevole la certezza con cui si discernono di gradi di convergenza del posteriore con criterio oculare...). Il meccanico annuisce, promette un po', ammicca un altro po', poi dà la assoluzione a tutti i pargoli e tanti saluti, sparite che domani è lunga...amen.
Per il venerdì sera, la casa offre un 4 stelle decisamente brillanti. Al nostro arrivo ci ritroviamo in mezzo a una festa privata di un gruppo di trentenni assatanate del posto. Una ventata di vapori di vodka e aromi femminili da soluzione sovrassatura di ormoni, che il destino inevitabilmente miscela con una decina di italiani imbucati. Saluto, stringendo (o meglio, spremendo) la mano a questi colleghi mai visti che mi ammiccano amici per la vita, ma è già l'una e per me, che non sono James Hunt e nemmeno Steve McQueen, è veramente troppo. Me ne vado a nanna, sazio di emozioni, e cedo il resto a chi non è dato di guidare domani.
L'indomani...4 gare di contorno, i soliti ricconi con Lotus, Aston, Porsche...e poi noi zozzi scarafaggiari d'altri tempi. Partenza alle 17:30: 24 ore che sì, ci sciroppiamo tutta la notte, e il giorno seguente, senza pietà. Obiettivo 20...la partenza impressiona, poi, dopo una mezz'ora, le cose si stabilizzano. I due Stig di squadra risalgono dalla 39 esima alla 14esima posizione...prendo macchina alle 22:30 che siamo 36esimi. Mi raccomandano: guida alla padre-di-famiglia-evoluzione = ho due mogli e cinque figli, la più piccola ha 13 anni ed è incinta di due gemelli...
All'inizio mi trombano in parecchi, poi comincio a giocare anch'io, e risalgo,in trance, sino alla 25esima posizione,e fanno in tutto un'oraequaranta di cui non ho ricordi, se non che fa subito notte, e in mezzo alla nebbia, con i fanali che puntano gli abeti tutte le curve a sx le ho fatte completamente alla cieca, e in TUTTE quelle a dx, anche a me, si apriva la portiera... Scendo a mezzanotte, scarico l'adrenalina sotto una pioggia terrificante che colpisce seriamente il mio successore al volante. Non lo invidio, mi adagio in camper ma dormire è impossibile: ogni 3 minuti c'è lo speaker che spara in piena notte un annuncio, un numero di una vettura incidentata, qualcuno che rientra ai box: la gara prosegue.
Dopo qualche colpo ben parato, alle 6 del mattino, dopo averci creduto, il caposquadra rompe la frizione...e finiamo in”terza pagina”, classifica dal 40esimo al 60, all'anticamera del girone dei dannati, l'ultima ventina.
Dopo una notte di pioggia mai vista, in mattinata ritorno al volante. Niente tergi, l'elettronica (anche quel poco) è partita. Dopo un po' di scivolate lunghissime, che sul bagnato ci vuole davvero rispetto, prendo confidenza con le “linee fuori traiettoria”, trovo il grip, mi sento lentissimo ma col senno di poi i tempi sono pure decorosi. Trovo un trenino giusto, vado con loro...e finisco per dare il colpo di grazia con una staccata alla Source a ruote bloccate, in cui mi porto via un malcapitato inglese in puro stile “Demolition Derby” e faccio del lato sinistro del maggiolino una versione formula. Il caposquadra a sei ante mi evita il linciaggio al rientro ai box: da oggi gli cedo tranquillamente la mia parte, a quello che mangia per due.
Alle 14 di domenica, io e gli altri tre precettati da Malpensa, causa ferie ridotte lasciamo la pista per tornare in Italia...i “vecchi” combattono fino al traguardo, in fondo siamo esimi, ma arrivati, “come un maratoneta alle olimpiadi”. E mentre questi vedono la bandiera a scacchi, i compari di Astra TURBO tornano a Colonia, sbagliando strada altre sei volte e sfogando la frustrazione del rientro anticipato cercando di friggere il vicino più prossimo attivandogli il riscaldamento del sedile a sua insaputa. In un tripudio di ritorno all'adolescenza e chiappe abbrustolite, siamo ancora più fieri del nostro badge: in un auto italiana, questa robetta elettrica da scherzi da pastore protestante è già tanto se optional...
Fantastico.
Una pista vera, l'ultima rimasta, una valle in mezzo a 2 colline, buio, nebbia e pioggia, senza servosterzo, senza servofreno, senza ABS, senza altro che il manico e lo stupore di scoprire che è possibile*; a dormire in tuta, in camper, su una sedia o un materasso gonfiabile, là dove si può, col rumore, all'umido smorzato da una stufa, la notte al box in dieci, quello che si sente è comunque silenzio. Con la vera sfida: la paura. La paura di sbagliare e di finirci in mezzo anche non sbagliando, che non c'è niente di peggio che non riportare la macchina agli altri, e poi il buio completo sulla pista in mezzo agli alberi, e attorno il nulla, la nebbia, e più diventa complicato, e più hai voglia di essere del gioco, ancora...
*il Fun Cup ha questo principio, corse d' altri tempi a prezzi d'altri tempi, ma sicuro. Poco grip, tanta tecnica, tutto semplice e manuale, fatica di braccia e di gambe, possibilità di sopperire a piccole differenze di preparazione con il manico, necessità di gestione e rispetto del mezzo meccanico, niente elettronica niente...un successone in mezza Europa, dove durerà, probabilmente, quanto lo Snipe, ma da noi ha chiuso presto: se hai i soldi per correre, lo fai con una GT tutta elettroidroservoassistita con gomme cazzutissime e che cambia e frena da sola, niente fatica né di braccia né di testa, figurati se ti va di metterti in gioco su un'oggetto così, dove anche senza il portafogli puoi fare alta classifica...
by Vanda
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