Monday, January 26, 2009

t302(r)EVOLUTION - io vorrei/non vorrei/ma se vuoi.. USCIAMO!! -


il piano era semplice: vagonate di alcool, abbandono dei freni inibitori, totale sospensione dell'incredulità e a seguire rievocazione mimata delle recenti gesta veliche del t302R con coinvolgimento degli astanti, in particolare del personale addetto ai tavoli, almeno secondo i malcelati piani di alcuni.. e questo sarebbe dovuto essere il piano per il venerdì sera del t302R.. sarebbe dovuto perchè non è stato, e non è stato perchè i tipi del t302R, in un modo o nell'altro, e per quanto possa sembrare incredibile, sono anche dei gentiluomini.. e sembra proprio che tendano a ricordarselo in presenza delle relative dolci-metà.. che strano, vero?!

come è finita?

con una gradevolissima pizza in quel di Testaccio.. pizza del resto non vuol dire "pasto astemio".. evidentemente..


..e così tra chiacchiere e programmi..


..in particolare si è chiacchieraprogrammato molto in merito al venturo
"festival della canzone italia" e non sono mancati diversi deliri tecnologici che sembra stiano per affliggere la scotta della randa di qualcuno a caso..

..ora percarità non copiategliela, che poi si sente male.. ma soprattutto nessuno si
faccia venire in mente di dissuaderlo, nel qual caso mi priverebbe del poco sottile ma intensissimo piacere di vederlo richiamare quei 95metri di scotta randa alla boa di poppa con 10m/s e onda mentre gli si infila interna pure la flotta delle piroghe malgasce..



..a dirla tutta la serata è stata pure "santificata" per mezzo di opportuna apparizione.. quel genere di apparizioni che non ti aspetteresti mai nel secondo livello interrato di un palazzo del centro di roma.. o forse sì..
dove alla fine ti appare di questa roba..


..ed io non riesco a non provare una profonda ed ineludibile empatia per la Riforma del buon Frate Martino!!


insomma la serata è stata piacevolissima, talmente tanto issima che si bissa quanto prima e con uno slancio di umanità che non mi è proprio.. infatti io ero contrario.. si è pure deciso di non infliggere il solito -1 agli assenti, visto che l'assente di turno era il solito MAKKA.. che date le pervicaci assenze agli happening del t302R comincia a sospettarsi stia diventando ASTEMIO!!!

il Cielo non voglia!!.. fatto sta che essendo certi che avrebbe ricorso presso la Consulta assieme a Villari, il lato buono del t302R (sì, è chiaramente un ossimoro) ha deciso di non mollargli il -1.. nessun problema.. perchè poi c'è stato Anzio!!!

Anzio.. veniamo ad Anzio..

Domenica scorsa ad Anzio si tornava in acqua dopo la siderale pausa natalizia.. in realtà si rievocava anche lo sbarco di 65 anni fa.. cosa che avevo sentito e che avevo dimenticato finchè non mi sono visto passeggiare davanti ai circoli locali un tizio con la divisa da fante statunitense della Grande Guerra.. non sono un appassionato di rievocazioni.. però devo ammettere che vedersi davanti un tizio vestito (e armato) come quelli che 65 anni fa vennero a fare il pieno di piombo su una nostra spiaggia.. diciamo che almeno un attimo a pensare a quello che deve avere pensato uno del genere, l'attimo prima che il portellone del mezzo da sbarco andasse giù..ecco!

Ad Anzio, dicevo, si riandava in acqua.. ma le cose sono apparse subito poco facili.. dal sabato, nel senso che c'era pure un mezzo programmino di allenarsi al sabato.. ed invece: pioggiona e ventone, in particolare la prima, tale da fermare anche i più agguerriti (un equipaggio) e da non porre nemmeno il problema a tutti gli altri.. tipo il sottoscritto, afflitto dalla consueta epidemia falcia-prodieri/settimane bianche/tempo brutto, etc.. cosa che in realtà ha fatto ulteriormente salire la tensione sostanziatasi in un giro di telefonata sabato-serali dove si favoleggiava di tempeste notturne, mareggiate a 50kt, risacche ciclopiche, tavoli che volavano via per l'arenile laziale partiti dalle coste francesi, letture del vento nel Golfo del Leone prossime ai 95kt.. anche se queste ultime ci sono state davvero!!

Alla domenica mattina il primo contatto col t302R ce l'ho che ancora non sono al GRA. Il Makka e il Ferro stanno convergendo a velocità smodata verso Anzio.. e dopo che li ho sentiti riparte una telefonata al Makka dove lo sento chiedere al suo prodiere biondo-teflon quale dei due Stamaster mi abbia smerigliato.. se solo sapessero che quando vado via porto via con me gli Stamaster lasciando sulla barca dei falsi-anti-sabotaggio!!

Già che ci sono li richiamo ed ho un bel da fare per indurli ad una pre-conversione a Spinaceto, assieme pure ad AndreaL.. il quale però rimane impaludato nell'attesa del suo nuovo fiammante prodiere e ci raggiungerà solo all'auto-grill sulla Pontina inseguito da alcuni autovelox..

Le ultimissime dalla prima linea non sono lusinghiere: a Fiumicino, dove è in programma una giornata di invernale, hanno già posticipato tutto di un'ora, mentre le webcam sul porto di anzio rimandano le immagini del sirtaki dei pescherecci e l'oroscopo del Ferro non sembra dei migliori!

Ad Anzio ci arriviamo a sirene spiegate (nel caso del Makka non è una metafora, naturalmente!), infiliamo le macchine praticamente nelle interiora di un cantiere ed andiamo a vedere la situazione nei piazziali, dove troviamo il solito tetris di Laser che ci blocca lo scivolo ed il Poggi stranamente ancora in borghese..

Non è che ci sia tanto vento.. è che dietro l'antemurale si vedono passare le onde!!

Cominciano ad arrivare alla spicciolata tutti gli equipaggi, il CdR tira su l'intelligenza e manda fuori la barca giuria e forse pure un gommone, il prolungamento dell'antemurale è un unico frangente.. tra le beccaccie serpeggia inquietudine.. in realtà si va giù di caffè e baguette presso il limitrofo bar, mentre veniamo a sapere che a Fiumicino hanno già mandato tutti a casa, pare che a Fiumara ci sia una barra che si possano fare i "table top" col J24!!

Torniamo ai piazzali che qualcuno non ha nemmeno aspettato la decisione del CdR ed ha già inforcato la via di casa, ed ammazziamo il tempo con una serie di gite sociali al molo di sottoflutto: verso Nettuno l'acqua è piena di surfisti e cominciano a vedersi diversi "pagaiatori", fuori fa spavento..

Nel mezzo di queste gite sociali si sente gracidare la sirena: tutto annullato!..
..e lì si è disunito il t302R perchè tempo di andarmi ad infilare l'attrezzatura, torno alla barca e trovo le ragazze che stanno disarmando.. comincio a sospettare che il Makka sia diventato davvero astemio.. per quanto anche la recente notizia della prossima "nonnagine" del Ferro potrebbe avere delle responsabilità.. fatto sta che li trovo che stanno arrotolando la randa.. che scena.. un tempo si sarebbero gettati a nuoto per superare la patana dentro il porto.. e adesso disarmano senza nemmeno provarci.. quel che è certo è che se mi si presentano con un modelvela mi regalerò una piccola batteria anti-nave telecomandata!!


Dramma nel dramma non è solo il Makka che sta sbaraccando, quindi potrebbe essere un virus, mentre per le banchine si tessono scuse surreali: quando sento tirare in mezzo la situazione nella striscia di Gaza e la ferma opposizione ad qualsivoglia ripensamento sul "maestro unico" delle elementari
come ragioni fondanti della scelta di non provare nemmeno ad uscire capisco che è inequivocabilmente giunto il momento di salutare tutti e di ammarare il palindromo..

Per l'occasione ho a prua Stefano, che nel suo curriculum snipesco annovera ben 2 uscite estive con me sul Lago di Bracciano in bonaccia assoluta e la domenica del devenio della scorsa edizione di Vacanze Romane a prua del Ferro.. da dove tornarono con l'albero in coperta.. insomma è necessario almeno il riassunto delle puntate precedenti..

Attraverso il porto cercando di mantenere un certo indignato controllo in mezzo ai buchi e alle raffiche che eruttano dai palazzi, seduto sulla panca del palindromo il mare fuori dal porto appare essenzialmente bianco, schiuma.. così cerco di distrarmi riflettendo sulle ragioni che possano indurre ad arrivare fino a qui di domenica mattina presto e poi perdere una simile occasione per provare in condizioni quantomeno.. inconsuete!.. uno dei veri "plus" di un posto come Anzio!!

Fuori ci ha preceduto un 470 e qualche Laser, ci sono diversi gommoni di scorta ai 555 e sta uscendo qualche Optimist, intanto cerco di ricordarmi dove sia il canale dragato per uscire dal porto.. non ci vuole molto: è l'unica striscia di mare dove le onde sono enormi, ma non frangono.. il problema è che essendo enormi le onde, il canale risulta almeno "angusto"..

Al traverso della meda verde ci investe la prima legnata e partiamo in planata, scopo del gioco: osservare l'acqua e capire con l'anticipo necessario "dove" converrà non farsi trovare..

L'uscita è al lasco mure a sx: i marosi arrivano da sottovento, sembrano gestibili, negli altipiani liquidi che separano le onde più grandi cerco di guadagnare sottovento poggiando, poi quando serve velocità ritorno al lasco, cercando comunque di non portarmi troppo presto fuori del canale, dove frange ininterrottamente, il cielo si è aperto da maestrale, c'è una luce spettacolare, il vento è disallineato di più di 100° con la direzione delle onde, vorrei arrivare fuori quel tanto da vedere se il mare diventa meno ripido ma ormai più vicino a Nettuno che ad Anzio mi rendo conto che la situazione non sta migliorando..

Quando viriamo mi rendo conto che il rientro ad Anzio sarà di bolina, e l'aria sembra già essere salita.. di bolina la faccenda non è brutta, è peggio!

Si va via mure a dx con i marosi che arrivano da sotto il fiocco, la rotta praticamente convergente amplifica la percezione della velocità con la quale ti arrivano addosso, i primi mi prendono di sorpresa, in termini di assetto è un rodeo, Stefano ci salva subito in un paio di situazioni da albero in acqua, naturalmente c'è una corrente esagerata.. insomma per mantenersi dentro il canale dragato.. BISOGNA BORDEGGIARE!!!.. e se mure a sx si riesce pure a fare, per quanto a chiappe strettissime, quando si vira si mette la prua praticamente verso la spiaggia, e si va via solo di onde, con le vele che arrivano al centro ed il timone che sparisce..un errore di assetto è c'è solo da scegliere se scuffiare di traverso o se esibirsi in un bel forward loop con la beccaccia!!
roba da sporcarsi le mutande!!


Il bordo mure a dx dura un niente.. uscendo dalla virata l'onda che ci ha preso e ci sta spingendo in avanti.. con un moto di puro orrore mi rendo conto che siamo sulla faccia dell'onda che continua a verticalizzarsi, ed il palindromo è in acqua solo da mezza barca, indietro.. ho paura che sia mezza fuori pure la deriva.. sposto il culo indietro sperando che non sia troppo tardi, la poppa affonda leggermente e ci fa rallentare quel tanto da farci passare dall'onda.. non era tardi.. ma riviro subito e metto la prua verso il canale.. mi rifiuto categoricamente di pensare all'eventualità di un aumento dell'intensità del vento.. in altri termini..


..torno a respirare solo una volta rientrato in porto, incontro Marione che sta uscendo, gli dico solo che è brutto, credo che il resto lo faccia la mia faccia, e pure lui arriva all'uscita e rimane dentro ad allenarsi con noi, mentre passano Piero ed Eugenia, apparecchiano il tangone e spariscono nello spray sollevato dai frangenti..

..stiamo fuori a giocherellare per un pò, ma decidiamo di rientrare comodi prima dei 555!
A terra trovo due delle scriteriate che hanno sfruttato l'occasione per andarsi a fare due rollabili allo scoglio.. e forte se non della mia uscita quanto della loro dissennata scelta, comprendo di essere costretto dagli eventi a strappar loro un meritatissimo +1: così se'mpareno!!






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Thursday, January 22, 2009

"All this we can do, all this we will do"

- txt courtesy of wildgretapolitics -

Il testo (in inglese) del discorso di Barack Obama, 44° presidente Usa
Pronunciato il 20 gennaio 2009 a Capitol Hill, Washington

All this we can do, all this we will do

"My fellow citizens:

I stand here today humbled by the task before us, grateful for the trust you have bestowed, mindful of the sacrifices borne by our ancestors. I thank President Bush for his service to our nation, as well as the generosity and cooperation he has shown throughout this transition.

Forty-four Americans have now taken the presidential oath. The words have been spoken during rising tides of prosperity and the still waters of peace. Yet, every so often the oath is taken amidst gathering clouds and raging storms. At these moments, America has carried on not simply because of the skill or vision of those in high office, but because We the People have remained faithful to the ideals of our forbearers, and true to our founding documents.

So it has been. So it must be with this generation of Americans.

That we are in the midst of crisis is now well understood. Our nation is at war, against a far-reaching network of violence and hatred. Our economy is badly weakened, a consequence of greed and irresponsibility on the part of some, but also our collective failure to make hard choices and prepare the nation for a new age. Homes have been lost; jobs shed; businesses shuttered. Our health care is too costly; our schools fail too many; and each day brings further evidence that the ways we use energy strengthen our adversaries and threaten our planet.

These are the indicators of crisis, subject to data and statistics. Less measurable but no less profound is a sapping of confidence across our land - a nagging fear that America's decline is inevitable, and that the next generation must lower its sights.


Today I say to you that the challenges we face are real. They are serious and they are many. They will not be met easily or in a short span of time. But know this, America - they will be met.

On this day, we gather because we have chosen hope over fear, unity of purpose over conflict and discord.

On this day, we come to proclaim an end to the petty grievances and false promises, the recriminations and worn out dogmas, that for far too long have strangled our politics.

We remain a young nation, but in the words of Scripture, the time has come to set aside childish things. The time has come to reaffirm our enduring spirit; to choose our better history; to carry forward that precious gift, that noble idea, passed on from generation to generation: the God-given promise that all are equal, all are free, and all deserve a chance to pursue their full measure of happiness.

In reaffirming the greatness of our nation, we understand that greatness is never a given. It must be earned. Our journey has never been one of short-cuts or settling for less. It has not been the path for the faint-hearted - for those who prefer leisure over work, or seek only the pleasures of riches and fame. Rather, it has been the risk-takers, the doers, the makers of things - some celebrated but more often men and women obscure in their labor, who have carried us up the long, rugged path towards prosperity and freedom.

For us, they packed up their few worldly possessions and traveled across oceans in search of a new life.

For us, they toiled in sweatshops and settled the West; endured the lash of the whip and plowed the hard earth.

For us, they fought and died, in places like Concord and Gettysburg; Normandy and Khe Sanh.

Time and again these men and women struggled and sacrificed and worked till their hands were raw so that we might live a better life. They saw America as bigger than the sum of our individual ambitions; greater than all the differences of birth or wealth or faction.

This is the journey we continue today. We remain the most prosperous, powerful nation on Earth. Our workers are no less productive than when this crisis began. Our minds are no less inventive, our goods and services no less needed than they were last week or last month or last year. Our capacity remains undiminished. But our time of standing pat, of protecting narrow interests and putting off unpleasant decisions - that time has surely passed. Starting today, we must pick ourselves up, dust ourselves off, and begin again the work of remaking America.

For everywhere we look, there is work to be done. The state of the economy calls for action, bold and swift, and we will act - not only to create new jobs, but to lay a new foundation for growth. We will build the roads and bridges, the electric grids and digital lines that feed our commerce and bind us together. We will restore science to its rightful place, and wield technology's wonders to raise health care's quality and lower its cost. We will harness the sun and the winds and the soil to fuel our cars and run our factories. And we will transform our schools and colleges and universities to meet the demands of a new age. All this we can do. And all this we will do.

Now, there are some who question the scale of our ambitions - who suggest that our system cannot tolerate too many big plans. Their memories are short. For they have forgotten what this country has already done; what free men and women can achieve when imagination is joined to common purpose, and necessity to courage.

What the cynics fail to understand is that the ground has shifted beneath them - that the stale political arguments that have consumed us for so long no longer apply. The question we ask today is not whether our government is too big or too small, but whether it works - whether it helps families find jobs at a decent wage, care they can afford, a retirement that is dignified. Where the answer is yes, we intend to move forward. Where the answer is no, programs will end. And those of us who manage the public's dollars will be held to account - to spend wisely, reform bad habits, and do our business in the light of day - because only then can we restore the vital trust between a people and their government.

Nor is the question before us whether the market is a force for good or ill. Its power to generate wealth and expand freedom is unmatched, but this crisis has reminded us that without a watchful eye, the market can spin out of control - and that a nation cannot prosper long when it favors only the prosperous. The success of our economy has always depended not just on the size of our Gross Domestic Product, but on the reach of our prosperity; on our ability to extend opportunity to every willing heart - not out of charity, but because it is the surest route to our common good.

As for our common defense, we reject as false the choice between our safety and our ideals. Our Founding Fathers, faced with perils we can scarcely imagine, drafted a charter to assure the rule of law and the rights of man, a charter expanded by the blood of generations. Those ideals still light the world, and we will not give them up for expedience's sake. And so to all other peoples and governments who are watching today, from the grandest capitals to the small village where my father was born: know that America is a friend of each nation and every man, woman, and child who seeks a future of peace and dignity, and that we are ready to lead once more.

Recall that earlier generations faced down fascism and communism not just with missiles and tanks, but with sturdy alliances and enduring convictions. They understood that our power alone cannot protect us, nor does it entitle us to do as we please. Instead, they knew that our power grows through its prudent use; our security emanates from the justness of our cause, the force of our example, the tempering qualities of humility and restraint.

We are the keepers of this legacy. Guided by these principles once more, we can meet those new threats that demand even greater effort - even greater cooperation and understanding between nations. We will begin to responsibly leave Iraq to its people, and forge a hard-earned peace in Afghanistan. With old friends and former foes, we will work tirelessly to lessen the nuclear threat, and roll back the specter of a warming planet. We will not apologize for our way of life, nor will we waver in its defense, and for those who seek to advance their aims by inducing terror and slaughtering innocents, we say to you now that our spirit is stronger and cannot be broken; you cannot outlast us, and we will defeat you.

For we know that our patchwork heritage is a strength, not a weakness. We are a nation of Christians and Muslims, Jews and Hindus - and non-believers. We are shaped by every language and culture, drawn from every end of this Earth; and because we have tasted the bitter swill of civil war and segregation, and emerged from that dark chapter stronger and more united, we cannot help but believe that the old hatreds shall someday pass; that the lines of tribe shall soon dissolve; that as the world grows smaller, our common humanity shall reveal itself; and that America must play its role in ushering in a new era of peace.

To the Muslim world, we seek a new way forward, based on mutual interest and mutual respect. To those leaders around the globe who seek to sow conflict, or blame their society's ills on the West - know that your people will judge you on what you can build, not what you destroy. To those who cling to power through corruption and deceit and the silencing of dissent, know that you are on the wrong side of history; but that we will extend a hand if you are willing to unclench your fist.

To the people of poor nations, we pledge to work alongside you to make your farms flourish and let clean waters flow; to nourish starved bodies and feed hungry minds. And to those nations like ours that enjoy relative plenty, we say we can no longer afford indifference to suffering outside our borders; nor can we consume the world's resources without regard to effect. For the world has changed, and we must change with it.

As we consider the road that unfolds before us, we remember with humble gratitude those brave Americans who, at this very hour, patrol far-off deserts and distant mountains. They have something to tell us today, just as the fallen heroes who lie in Arlington whisper through the ages. We honor them not only because they are guardians of our liberty, but because they embody the spirit of service; a willingness to find meaning in something greater than themselves. And yet, at this moment - a moment that will define a generation - it is precisely this spirit that must inhabit us all.

For as much as government can do and must do, it is ultimately the faith and determination of the American people upon which this nation relies. It is the kindness to take in a stranger when the levees break, the selflessness of workers who would rather cut their hours than see a friend lose their job which sees us through our darkest hours. It is the firefighter's courage to storm a stairway filled with smoke, but also a parent's willingness to nurture a child, that finally decides our fate.

Our challenges may be new. The instruments with which we meet them may be new. But those values upon which our success depends - hard work and honesty, courage and fair play, tolerance and curiosity, loyalty and patriotism - these things are old. These things are true. They have been the quiet force of progress throughout our history. What is demanded then is a return to these truths. What is required of us now is a new era of responsibility - a recognition, on the part of every American, that we have duties to ourselves, our nation, and the world, duties that we do not grudgingly accept but rather seize gladly, firm in the knowledge that there is nothing so satisfying to the spirit, so defining of our character, than giving our all to a difficult task.

This is the price and the promise of citizenship.

This is the source of our confidence - the knowledge that God calls on us to shape an uncertain destiny.

This is the meaning of our liberty and our creed - why men and women and children of every race and every faith can join in celebration across this magnificent mall, and why a man whose father less than sixty years ago might not have been served at a local restaurant can now stand before you to take a most sacred oath.

So let us mark this day with remembrance, of who we are and how far we have traveled. In the year of America's birth, in the coldest of months, a small band of patriots huddled by dying campfires on the shores of an icy river. The capital was abandoned. The enemy was advancing. The snow was stained with blood. At a moment when the outcome of our revolution was most in doubt, the father of our nation ordered these words be read to the people:

"Let it be told to the future world... that in the depth of winter, when nothing but hope and virtue could survive... that the city and the country, alarmed at one common danger, came forth to meet [it]."

America. In the face of our common dangers, in this winter of our hardship, let us remember these timeless words. With hope and virtue, let us brave once more the icy currents, and endure what storms may come. Let it be said by our children's children that when we were tested we refused to let this journey end, that we did not turn back nor did we falter; and with eyes fixed on the horizon and God's grace upon us, we carried forth that great gift of freedom and delivered it safely to future generations.

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Thursday, January 08, 2009

sNIPENEWS_2008!!

1. una bruttissima notizia: "SnipeNews", frutto dello splendido e meritorio lavoro di Antonio Bari, chiude i battenti.. non del tutto, perchè comunque ci sarà un numero annuale, immagino a mo' d'almanacco, ma rimane una pessima notizia.
Un giornale cartaceo fortunatamente non è un sito, anche se pure i grandi media mondiali si stanno spostando dal primo formato esclusivamente verso il secondo.. ma qui non parliamo di grandi media mondiali.. e per un'Associazione di Classe (piace continuare a considerarla tale, anche a me..) quello cartaceo rimane uno strumento imprescindibile, ma tant'è.

Per quel che mi riguarda sono certo che Antonio farà al solito un lavoro impagabile, quindi a parte il ringraziarlo per quanto fatto fin'ora, non vedo l'ora di sfogliare lo "SnipeNews" nella sua prossima veste.. a parte che per allora avrò un altro anno sulla groppa, porc*****!

2. un gran bel pezzo(*) di Andrea Piazza dove mette nero su bianco alcune considerazioni (condivise, e molto!) sul sistema di qualificazione agli eventi internazionali attualmente in vigore per la Classe Snipe Italiana, sottolineando come alla fine della fiera tale sistema piaccia solo ai circa 10 che facendo tutte le regate che danno punti si qualificano agli eventi internazionali con una relativa facilità che non ci sarebbe nel caso di altre formule.. formule che del resto garantirebbero la selezione di equipaggi più "in palla", seppur rei di non avere fatto tutte o quasi le regate Ranking List.. Andrea, da par suo, ci va giù dritto anche sul fatto che come sotto gli occhi di tutti l'attività agonistica dello snipe ormai si è cristallizzata in due circuiti paralleli, spesso reciprocamente impermeabili: da una parte le regate Ranking List ed in alcuni casi gli Zonali, dall'altra le regate NON Ranking e l'attività strettamente locale.. insomma argomenti arcinoti, e ad Andrea il merito di avere avuto lo stomaco di riportarli all'attenzione di tutti, ossia dei 10 interessati a qualificarsi alle regate internazionali, e dei rimanenti 120(?) interessati ad andare in snipe pensando a divertirsi e senza certi problemi.

(*) in realtà è una tautologia: Andrea non scrive mai nulla che non sia un gran bel pezzo.. personalmente lo preferisco ancora di più quando si sfila i guantoni e ci va giù pesante, ma d'altronde il media richiedeva un minimo di fair-play!! in ogni caso: nice job!

3. un altro gran bel pezzo di Enrico Solerio, che leggerlo è sempre un gran piacere!

4. un pezzo molto interessante sui "timoni" scritto da Antonio Bari, nella sua vesta di Capo degli Stazzatori Mondiali.. lettura fortemente consigliata!

..insomma ce ne è a volontà, come sempre.. e chissà, magari 'sta volta grazie anche ad Andrea, si smuoverà veramente qualcosa.

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