Saturday, September 30, 2006

..bAHAMAS_2!!



Terminal 1 Heathrow o Capodichino ? ci accertiamo di essere arrivati a Londra perché il Vesuvio non si vede. È tutto incasinatissimo; i passeggeri stretti incomprensibili le direzioni da prendere e molti indigeni parlano solo un dialetto frettolosamente lasciato sopravvivere da Cesare. controlli anche per uscire dall'area di arrivo in fila lunghissima in amplissimi saloni con righe tracciate interne e scritte del tipo "attendete che vi facciano cenno di andare avanti prima di muovere". Per fortuna ci sono gli immigrati, gli indiani sono i migliori, si riconoscono a distanza perché portano una sorta di turbante, sono estremamente gentili e soprattutto parlano inglese. In poco più di un'ora riusciamo a giungere in albergo che è trecento metri fuori dall'aeroporto. La navetta costa 4 sterline, che vuol dire sei euri, a cranio niente male per portarci da Capodichino fino in Inghilterra. Un enormità considerata anche la comodità della seduta. Park Inn albergo sconfinato ottocento camere con ascensori parlanti ed ad illuminazione variabile. Ristorante decente anche secondo il nostro comune modo di classificare i ristoranti di albergo. Prenotiamo taxi per la mattina successiva alle 06:45. Non resta che piombare del sonno dopo aver cercato di mettere la sveglia nel telefonino e nel telefono dell'albergo facendo i conti tra l'ora di Roma, l'ora di Londra e quella di nassau. Alla fine capiamo che ore di sonno ce ne saranno poche comunque. Il collegamento con internet è ovviamente possibile in WI FI broadband, ma chiedono 6 sterline, quindi nove euro ogni ora di collegamento e non è chiaro se la frazione di ora verrà trattata con minore avidità 29-9 sveglia colazione sovrabbondante con harsh non so che ottime patate bollite ricomposte in mattonelle niente male il taxista indiano ci attende alla reception e poco dopo le sette siamo al terminal 4 di Heathrow. Miracolo non è più quel letamaio che ricorda la descrizione delle prigioni in taluni film di Herzog , ma uno splendente ed ovattato mondo dei balocchi .per poter entrare si cammina su una bella moquette e si devono togliere le scarpe, che vengono radiografate come il resto dei bagagli. il macintosh va estratto dalla borsa e messo in ceestino con telefono ed orologio, e c'è un momento in cui con il vassoio delle cose metalliche in una mano il passaporto e la carta di imbarco nell'altra, scalzo vengo felpatamente perquisito da un indiano sottile e snodato. Finalmente internet, non so se gratuita o meno,
controlli anche per uscire dall'area di arrivo in fila lunghissima in amplissimi saloni con righe tracciate interne e scritte del tipo "attendete che vi facciano cenno di andare avanti prima di muovere".
Per fortuna ci sono gli immigrati, gli indiani sono i migliori, si riconoscono a distanza perché portano una sorta di turbante, sono estremamente gentili e soprattutto parlano inglese.
In poco più di un'ora riusciamo a giungere in albergo che è trecento metri fuori dall'aeroporto. La navetta costa 4 sterline, che vuol dire sei euri, a cranio niente male per portarci da Capodichino fino in Inghilterra. Un enormità considerata anche la comodità della seduta. Park Inn albergo sconfinato ottocento camere con ascensori parlanti ed ad illuminazione variabile. Ristorante decente anche secondo il nostro comune modo di classificare i ristoranti di albergo. Prenotiamo taxi per la mattina successiva alle 06:45. Non resta che piombare del sonno dopo aver cercato di mettere la sveglia nel telefonino e nel telefono dell'albergo facendo i conti tra l'ora di Roma, l'ora di Londra e quella di nassau. Alla fine capiamo che ore di sonno ce ne saranno poche comunque. Il collegamento con internet è ovviamente possibile in WI FI broadband, ma chiedono 6 sterline, quindi nove euro ogni ora di collegamento e non è chiaro se la frazione di ora verrà trattata con minore avidità

29-9
sveglia colazione sovrabbondante con harsh non so che ottime patate bollite ricomposte in mattonelle niente male il taxista indiano ci attende alla reception e poco dopo le sette siamo al terminal 4 di Heathrow.
Miracolo non è più quel letamaio che ricorda la descrizione delle prigioni in taluni film di Herzog , ma uno splendente ed ovattato mondo dei balocchi
.per poter entrare si cammina su una bella moquette e si devono togliere le scarpe, che vengono radiografate come il resto dei bagagli. il macintosh va estratto dalla borsa e messo in ceestino con telefono ed orologio, e c'è un momento in cui con il vassoio delle cose metalliche in una mano il passaporto e la carta di imbarco nell'altra, scalzo vengo felpatamente perquisito da un indiano sottile e snodato.

Finalmente internet, non so se gratuita o meno,

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