Monday, September 25, 2006

...pESCARA..


Molto si potrà dire della Nazionale di Pescara, e tra le tante cose si potrà dire anche che sia stata la Nazionale che é riuscita a violare la regola del nubifragio-domenicale, quella che usa funestare le regate di mezza-stagione, e che questa volta é stata rimpiazzata dal più edibile nubifragio-del-lunedì, che é di sicuro una rottura di balle, ma una rottura di balle nemmeno paragonabile a quella che sarebbe stata se questa perturbazione avesse investito la penisola con anche solo 12 ore di anticipo.

E cosa sono 12 ore su un arco di 10 mesi, ossia quelli passati tra il momento in cui era stata fissata la data e l’issata del preparatorio, se non uno splendido esempio di colpo di fortuna??

E la fortuna c’é stata, tutta, degna ciliegina non tanto dell’audacia quanto della passione e dell’impegno che é stato versato in questo evento da chi si é caricato della croce di organizzarlo, fortissimamente voluto in un luogo dove il beccaccino é riapparso dopo 40 anni di letargo, con una flotta giovane ed in costante crescita, con buona pace di quanti si beino del leopardo-macchismo degli snipe in Italia.

Ma veniamo a Pescara, la Pescara che non ti aspetti, o che per lo meno non ti aspetteresti dai pochi ricordi che ne hai, brandelli di molte estati fa, ed allora non era nemmeno Pescara-Pescara, ma un qualunque punto della riviera abruzzese, meglio, del continuum molisano-aprutino-marchigiano-romagnolo-veneto, tutto sabbia, gelati, baraonda e stabilimenti balneari, con il mare che spesso faceva anche un po’ ribrezzo, e se é vero che l’olfatto é il senso più evocativo, quello evoca ancora l’odore di alghe marcite al sole, e poi la Pescara di qualche bordo tirato da militare, a far baracca con un paio di pari-corso più fortunati degli altri (gli “altri” erano stati assegnati molto più a sud di Pescara..), insomma pochi bites di informazine ed i rumores di un gran lavoro di preparazione, resi credibili dalla qualità della fonte e resi ancora più credibili dall’assordante silenzio-ufficiale che aveva preceduto l’evento, e allora Pescara, fuori dal circuito delle solite satrapie, decisamente più a sud di quanto si fosse mai spinta prima d'ora una Nazionale snipe in Adriatico, dritti sparati attraverso l’Appennino, sulla variante veloce del medesimo tracciato che qualche millennio fa venne prima tracciato e poi usato per andare a spiegare alle popolazioni indigene per quale ragione fosse insalubre opporsi a Roma, la stessa strada che nella capitale oggi é sinonimo di sci, un po’ come l’Abetone per i Bolognesi, montagne dure e spelacchiate, fredde che si fa fatica a credere che delle montagne allungate tra due mari possano essere tanto fredde, posto di fame atavica, di lupi e orsi, di pastorizia e bracconaggio, di panorami mozzafiato e borghi arroccati apparentemente a caso ed invece sempre disposti in base all’ultimo raggio di sole che attraversa le cime, dove il cielo di neve, quando arriva veloce, non é grigio, ma viola, ed il vento gelido fa vibrare gli alberi spogli che sembrano fatti di vetro.

L’Abruzzo interno é così, ha il volto di terra antica dinaricamente spogliata da appetiti che non si sono mai sopiti, dove altri sono venuti a prendere tutto, spesso senza nemmeno ringraziare, compresa l’acqua, che ancora oggi disseta buona parte di Roma e del Lazio, terra dura , una specie di ponte di rocce e boschi di quella nave immobile che é la penisola, l'ennesima fucina di emigrazione, quando quelli sui barconi parlavano italiano(*), luoghi dove il forestiero, se va bene, é solo di passaggio e se dietro una galleria si apre la piana d’Avezzano, che poi non é
altro che quel tondo diviso da tanti quadratini disordinati, piantato nel bel mezzo dello stivale rugoso, come un sigillo, o una grossa patacca, lo stivale che per qualche imperscrutabile ragione chiamavano “Cartina Geopolitica dell’Italia”, e che campeggiava su una parete dell’aula fin dai primissimi giorni di scuola elementare, ma in realtà non era altro che uno stivale rugoso appeso ad asciugare, circondato d’acqua come era, allora c’é poco da stupirsi nel ritrovarsi ogni volta a masticare le stesse domande, cose tipo: come diavolo deve essere vivere qui, in pieno inverno, con neve e ghiaccio, lontano da tutto.. come deve essere un mercoledì sera di metà gennaio da queste parti? Ci sarà il cinema scontato?

Viene in soccorso l’autostrada, che corre dritta, veloce e raramente troppo trafficata, e le riflessioni sulla piana sono già nella scia, come l’orrendo ricordo di "Fontamara" di Silone(**), lo sono sicuramente all’altezza di Sulmona e Pratola Peligna, la stessa che a sentirla nominare all’Onda Verde uno s’immagina quale “Prato la Peligna”, qui c’é lo spartiacque, più o meno, da qui in poi la pioggia va in Adriatico, più o meno, magari non proprio attraverso la gola ad “U” dove si infila l’autostrada, quella con gli alberi piegati a 45° verso est, come attorno alle Bocche di Bonifacio, ma va ugualmente in Adriatico, stessa direzione che segue il pensiero ai confetti alle mandorle di assoluto pregio di cui Sulmona é celebre produttrice.

Bucando l’Appennino cambia luce, anzi torna la luce, visto che in mezzo alle montagne era già crepuscolo, mentre scappando in direzione della costa si riguadagna qualcosa, che poi é quanto basta ad infilare l’asse attrezzato (leggi: tangenziale?), tirare dritti verso “Centro-Porto”, rampa, stop, a sinistra, curva a destra, inversione legale sul viale, in tutto 200 metri, ed ecco il marina.. diciamo che chi abbia considerato Riva di Traiano il marina meglio servito dall’autostrada, dovrà rivedere la classifica e mettere in testa il marina di Pescara.

Il marina é notevole, grande e più articolato del marina-tipo, che di solito finisce per essere piuttosto monotono, e fortunatamente é anche decisamente meno leccato della media.
Il tempo di orientarci che veniamo intercettati anche noi dalle ronde “acchiappa-snipe”, che poi scopriremo non essere casuali, tant’é che dureranno sistematicamente fino alle due del mattino.

Nel piazzale assegnato alla beccaccia c’é già fermento, seppure un fermento a “bassa intensità”, del genere anevrotico-ansiolitico, merito anche del languore del tramonto che ormai é arrivato anche sul litorale, lasciando come sempre leggermente disorientati quanti sono abituati a vedere scendere il sole verso il mare e non verso terra.

Cio’ nonostante abbiamo il tempo di alberare ed iscriverci, confesso il sottile piacere che si prova sempre quando si esce da un’iscrizione portando seco un cartone pieno di leccornie e tintinnante di bottiglie!

La tappa successiva prevede un monobordo verso il litorale sud, fino a quel momento sconosciuto e decisamente più piacevole di quello nord, funestato come é da enormi condomini da dieci piani praticamente sulla spiaggia.
A sud invece l’abitato é basso e diffuso, immerso nel verde dei resti della pineta nativa, parte della quale hanno cintato e dedicato al Vate, come minimo tributo alla “Pioggia nel pineto” probabilmente, per quanto sia forte il sospetto che una siffatta recinzione non incontrerebbe il favore dello stesso.

A tavola si scatena una tempesta di brodetto di pesce di quello di leccarsi le orecchie, la Marina-mamma-di-Roger, autrice dello stesso, sostiene che sarebbe potuto venire anche meglio, tutti tacciono ma non perché credano o non credano a ciò, bensì solo perché troppo impegnati a domare merluzzetti-scorfani-triglie-mazzancolle-canocchie-etcetera per istruire un articolato commento che vada per l’appunto oltre l’esplicito leccarsi le orecchie.
Su tutto poi si rovesciano quantità monsoniche di “Pecorino”, in questo caso non nell’accezione casearia del termine bensì in quella enologica, indicante raro e pregiato vitigno locale, che col brodetto ci sta come poche cose.

La serata passa lieve e leggera, finché l’incipiente arrivo di un altro equipaggio quartazzonaro non comporta il levarsi da tavola e la constestuale scoperta di una qualche leggerissima incertezza sulle gambe.

A dormire si va presto, non tanto per il Pecorino, quanto per il fatto che all’indomani si alzerà il sipario sull’ultima nazionale dell’anno, e c’é ancora da finire di rimontare tutti pezzi alla barca.

La mattina é frizzante, a tratti coperta, sembra quasi che ci si debba preoccupare, poi tra un secchio di caffé ed il successivo l’aria comincia a scaldarsi, mentre al marina sono spuntate un gran numero di beccacce ed é tutto un fermento di riarmi e saluti, mentre gli ultimi arrivati ancora stanno tirando giù le barche dagli stradali.

Il programma viene rispettato, compreso il briefing degli skipper, e prima di andare in acqua un’altra sorpresa: pranzo-al-sacco per tutti gli equipaggi.. e scusate se é poco!

Si esce dal marina con un filo d’aria, fuori ce ne é altrettanta, in compenso c’é molta onda, molto incasinata ed una congrua quantità di corrente, insomma niente facile, ed il mal di mare non tarda ad arrivare.

Si corre su percorso a bastone, lati da 0,8, anche se chi é abituato a vedere terra emersa dietro alla boa di bolina, ha sempre la sensazione che siano più lunghi.

C’é da stringere i denti, l’onda é molto molto fastidiosa, alla fine della prova non basta più nemmeno stringere i denti, così rientriamo, e non siamo nemmeno i soli purtroppo, mentre fuori si corre anche la seconda, é una giornata splendida, praticamente estiva, anzi meglio, perché per quanto il sole scaldi comunque non c’é di che fare la sauna.

Per consolarci del rientro anticipato si tira un bordo in gelateria, l’Adriatico centrale é una piacevole riscoperta, me lo ricordavo decisamente in condizioni peggiori, é vero che sono passati tanti anni e che non siamo più nel mezzo della stagione turistica, ma l’acqua é decisamente pulita.

A sera l’appuntamento é alla Lega Navale, che é uno dei circoli organizzatori, ed é sulla spiaggia, praticamente sul lato opposto rispetto alla foce del fiume rispetto al marina.
Le le beccacce sono state allocate extra-sede, nel marina, di modo da potere avere a disposizione uno scivolo per l’alaggio/varo, soluzione più agevole rispetto ad un uscita/rientro dalla spiaggia con beccaccino.

Già all’arrivo si capisce che tira aria pantragruelica, ci sono posti seduti per tutti, niente buffet in piedi, quindi niente risse-da-buffet-in-piedi, e tutti ripongono gli sfollagente-da-sera che si erano portati dietro all'uopo.

Non ci vuole molto prima che il menù prenda forma davanti ai convintati, ed affondando i rebbi nella strepitosa porchetta (ometto gli eccellenti primi per non infierire sugli assenti..), in un turbillon di Montepulciano e Trebbiano, viene da ripensare a quanto visto fin’ora, ed appare chiaro quanta energia e passione gli organizzatori abbiano profuso in questo evento, lo sforzo é tangibile, soprattutto considerando che si tratta di una “grande prima”, la prima regata di livello nazionale in una località dove il beccaccino, come detto, ha riattecchitto due anni or sono dopo quarant’anni di assenza, e dove si percepisce che lo snipe é una scelta compiuta, fortissimamente voluta, sostenuta e perseguita, e non la semplice non-scelta che sta dietro lo scegliere semplicemente la classe-non-olimpica più numerosa in zona, situazione tipica di molte altre snipe-realtà.

Insomma qui si avverte quella piccola scintilla di follia-del-pioniere che altrove in molti casi si é persa, c’é solo da sperare che la spinta continui, e che la Classe sappia contribuire per quanto possibile, ad esempio evitando che quello dello scorso w.e sia stato un evento unico, ma questo lo si scoprirà quando, cessate le lodi sperticate di quanti oggi si sperticano e l’altro ieri erano tiepidi se non scettici su Pescara(***), giungerà il momento di mettere assieme i tasselli dell’attività futura.

La cena, per riannodare il filo cronologico, é finita in gloria con la celebrazione del genetliaco del Presidente e l’elargizione di massicce dosi di torta-SCIRA-pdf, chi c’era ha visto.

La mattina dopo alle 10.30 segnale preparatorio.... uscita poi posticipata per una certa riottosità del vento a disporsi da direzione consona.

Alla fine si esce in poppa, fuori c’é meno onda, ma ce ne é ancora, e meno corrente, e qualche metro d’aria in più, anche se molto “bucato”, insomma anche oggi é da uscire pazzi!

La giornata estiva-senza-canicola ci regalerà tre belle prove, merito di un Comitato preciso e puntuale che non vuole saperne di lasciare qualcosa di intentato.

La quarta prova consente lo scarto, la quinta fa da ciliegina, dopo di che non c’é da fare altro che mettere di nuovo le prue verso lo scivolo, di nuovo in poppa!

A terra consueto baillame di lavaggi-disarmi-carrellamenti, a latere del quale si celebra il rito della premiazione, i dettagli della quale li troverete presto sui siti ufficiali, qui val la pena sottolineare come a Pescara abbiano colto appieno lo spirito della Classe premiando i primi 5 equipaggi, sia timoniere che prodiere, insomma un altro centro su una questione facilmente scivolosa.

Come se non bastasse, piatto di pasta per tutti, non sia mai che si dovesse ripartire con un certo languore, e sull’imbrunire via tutti verso nord e verso ovest, e al check dell’indomani sembra proprio senza particolari problemi di traffico.

Non rimane quindi che ringraziare quanti si siano spesi senza risparmio per portare a casa questo evento, capaci come sono stati di centrare un simile successo sia a terra che in acqua.

Per quel che vale, anche quando saranno passati gli sperticamenti, rimarrà il ricordo di un’eccellente due giorni, che fa davvero ben sperare per il beccaccino centro-adriatico, vista anche l’attenzione che ha suscitato la Nazionale, chi c’era ha individuato aggirarsi per le barche i tre imminenti nuovi proprietari pescaresi di snipe, erano quelli che curiosavano con la curiosità propria solo di chi sta per acquistare una barca, con buona pace di quanti continuino a sostenere che le Nazionali debbano essere sospese in una specie di empireo accessibile solo agli addetti/iniziati!

Insomma a Pescara é andato tutto alla grande, ed i ringraziamenti a questo punto saranno pure superflui, ma non per questo meno sentiti.

(*) certo, ora é meglio dimenticare certi dettagli.
(**)si fanno tante pippe sul perché gli italiani sia il popolo che legge meno d’Europa, nessuno alza mail il ditino e fa notare che probabilmente a tutti gli altri popoli europei non viene inflitto in età adolescenziale il supplizio della lettura di Silone, o dei "Promessi Sposi"..
(***) per decoro voliamo alti sugli sperticamente di quanti ieri ignoravano anche che a Pescara ci fosse il mare..

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