Tuesday, June 20, 2006




Si reitera puntuale l’indisponente consuetudine di settimane meteosplendenti e w.e. di cifra esattamente speculare!

Non paghi di un sabato sera calcistico degno di rissa da bar e dell’ennesima testimonianza in merito alla fondamentale insipienza di quanti ancora fossero stati a rimpiangersi la monarchia italiota (..probabilmente qualche ottuso rimpiangente-compulsivo ci sarà tutt’ora!), un congruo quanto eterogeno numero di oggetti a vela si é presentato sulla linea della Sailing Cup organizzata dal Comune di Anguillara Sabazia, proditorio evento velico-promozionale, articolantesi su percorso costiero, con partenza e arrivo in prossimità del locale molo, e percorse sviluppato in uno specchio d’acqua solitamente non toccato da un’unica regata, date le congrue differenze di ventilazione sussistenti su un siffato tracciato.. in realtà il problema si é presentato in termini meramente teorici, giacché il meteocesso domenicale é stato tale che siffatto tracciato ha potuto godere di medesime disastrose condizioni di non-vento in tutte le proprie propagini.

Ma il punto, a ben vedere, non é stato tanto il non-vento, evento potenzialmente proprio di qualsiasi manifestazione velica, quanto l’originalità delle soluzioni testé implementate.

E’ pur vero che le istruzioni di regata siano state ignorate dai presenti all’incirca nella misura in cui vengono ignorate le pagine culturali del Corriere dello Sport, ciò non di meno l’idea di sviluppare un percorso sulla destra della linea di partenza e della successiva boa di disimpegno da lasciare “a sinistra”, ha avuto facile gioco nel confondere quanti trovatisi a dover scegliere tra la pedissequa osservazione delle istruzioni e l’altrettanto stringente certezza che una tale pedissequa osservazione avrebbe prodotto una considerevole frappa di barche ed equipaggi all’atto di girare il disimpegno (a non più di 100m dalla partenza!)

Ovviamente la flotta si é equamente distribuita tra gli uni e gli altri, riuscendo così a generare una frappa, per altro senza cocci, altrimenti irrealizzabile, e di questo si é sicuramente giovato lo spettacolo, che aveva già avuto del suo con la prima classe partente, ossia classe “catamarani”, rappresentata da un unico esponente che al via si é lanciato verso l’ipotetica “seconda” boa di percorso, incurante della boa di disimpegno e delle implicazioni che il salatare questa potesse comportare, per la gioia del gommone spedito di gran carriera a riprendere il suddetto partente, operazione per altro riuscita solo perché con 2 metri d’aria il gommone é rapidamente riuscito a riguadagnare sul cat, cosa impensabile anche con solo 3 metri d’aria in più!

Ma il vero psicodramma era quello successivo alla boa di disimpegno, quando una flotta armata solo di un diagramma approssimativo, come sono necessariamente i diagrammi di percorso, si é trovata innanzi ad un lago tanto immoto quanto caliginoso, nell’arduo cimento di trovare:

1. boa;
2. una boa rispondente alla descrizione fatta della prima boa di percorso;
3. un’almeno ipotetica direzione nella quale dirigersi, col malcelato auspicio di scorgere, prima o poi, quanto tanto cercato;

Va da se che ognuno abbia interpretato l’ardua parte al meglio delle proprie possibilità, cosa che ha indotto l’apertura della flotta su un fronte laterale di diverse centinaia di metri, rimanendo per altro tutte le barche molto vicine, a causa della scarsissima pressione, qualcosa del tipo “andiamo-avanti-da-qualche-parte-arriveremo”, unica soluzione in effetti praticabile, quando si é sprovvisti dei gradi bussola della prima boa di percorso!

Difficile comunque disdorarsi per tanto poco, molto più frustrante la mancanza d’aria, o l’avere realizzato troppo tardi di avere messo la prua per venti minuti e più di estenuante bonaccia su delle boe di percorso gialle (come da lettera..), rivelatesi poi boe sopravvento del percorso di un limitrofo campo di regata, dove con più pressione e con altrettanta maggiore autocoscienza, stavano regatando dei 470!



E di sicuro linimento é stato l’ascoltare il loquace interloquire tra i mezzi appoggio, con il quale gli equipaggi degli stessi venivano a capo di una comune esegesi delle istruzioni di regata, utile a rendere fruibile a chi in regata una definitiva “unica” versione del percorso teatro della competizione, fino a quel punto palesemente assente anche a bordo degli stessi (ossia dei mezzi appoggio).

Ed é così che un incerto galleggiare nella generale immobilità, sulla via di una boa gialla, si riinventa in un congestionato manovrare verso una nuova boa, che non é gialla, ma é sotto posta ad una bandiera gialla, la quale data la distanza e la caligine risultava poco visibile e ancora meno apprezzabile in termini cromatici.



Nonostante questo, e grazie alla prodiga elargizione dell’esegesi test’é assunta, tutti gli equipaggi venivano messi a parte della corretta collocazione della boa, quella con la bandiera gialla, e dappresso alla medesima cominciavano a dirigersi, qualcuno portandosene bene in spalla, complice un benedetto refolo da destra, qualcuno passandola sotto le vele di una altra barca, di modo da appogiarcisi sopra con lo scafo e, cullato dal rollio prodotto dal rimbalzo, principiare un concerto tipo “segnalamenti da nebbia: boa con campana!”

Quel che é seguito é stata copia leggermente più ventosa di quanto verificatosi fino ad allora, cioé alla boa-con-campana, condito da qualche refolo da destra che ha portato i primi sulla boa, i secondi a serrare, i terzi a serrare pure loro ma non abbastanza, nonostante il suicidio dei primi con un bordo-patana a terra, che ha consentito ai secondi di infilzare i primi, tenendo comunque ben distaccati i terzi accorsi sul boredeggio dei secondi (ossia verso largo), almeno fino al fausto taglio del traguardo, su un percorso accorciato ad un cancello che come tale non sarebbe dovuto essere arrivo ma solo cancello.

Massiccia la messe di coppe per i più bravi, prodigo lo sforzo organizzativo a terra e anche in acqua, cosa che alla fine fa tutto sommato “sorridere e basta” dei diversi contrattempi, certo un disimpegno che non avvantaggiasse troppo i kamikaze e un A4 con su scritto a pennarello i gradi bussola della prima boa di percorso di un percorso che non é un bastone, sarebbero state due accortezze di poco conto che avrebbero lasciato alla bonaccia l’indesiderato ruolo di prima donna nel pantheon laico di quanti accorsi a regatare!

Menzione d’onore non solo ai vincitori ma anche a quanti abbiano lasciato le proprie rive ma siano stati traditi dalla bonaccia, trovatisi senza altra alternativa che il rinunciare a partecipare.

Questo comunque era solo un aperitivo, domenica prossima il cimento sarà il giro dell’intero lago, che in condizioni del genere potrebbe richiedere l’installazione di serbatoi d’acqua potabile, forno a micro onde e tv, così non rimane che da augurarsi che questo schifo di scirocco si cavi dalle palle per tempo!

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